Quello che sappiamo sul mal di schiena non rispecchia, neanche lontanamente, la realtà dei fatti
Quello che oggi sappiamo, o meglio pensiamo di sapere, sul mal di schiena non si avvicina neanche lontanamente alla realtà.
Ma partiamo da qualcosa di più pratico.
“Non sollevare quel peso, che ti viene fuori un’ernia!”
“Non stare seduto curvo così, che ti viene mal di schiena!”
“Non alzare quel cartone da terra così, usa le gambe!”
“Mi raccomando inarca bene la schiena ogni volta che fai esercizio..”
“Sarà il materasso..”
Seriamente, chi non se lo è mai sentito dire?
Ebbene, per capire le ragioni per cui questi consigli sul mal di schiena (se così li vogliamo chiamare) sono stati dati così assiduamente e orgogliosamente, praticamente da sempre, dobbiamo fare un passo indietro. Ma non di poco. Un passo indietro di circa 20 anni.
Alcuni signori, ricercatori, al tempo avevano condotto degli studi con l’obiettivo di capirci qualcosa di più. Studiando la colonna vertebrale durante alcuni movimenti (ad esempio piegarsi in avanti), nel mantenimento della posizione seduta o durante il sollevamento di alcuni pesi (con le gambe piegate o con la schiena “curva”) sono arrivati ad alcune conclusioni. Grazie a queste conclusioni relative alle strutture della nostra schiena, hanno avanzato delle considerazioni preliminari sul dolore, che tra l’altro non era stato studiato. Tanto per fare un esempio, da questi studi è nata la famosa raccomandazione di sollevare dei pesi da terra piegando le gambe e non inarcando la schiena (vedremo in seguito questo discorso).
Purtroppo per loro, e per fortuna per noi e per tutti voi pazienti, questi concetti sul mal di schiena sono stati abbandonati nel corso del tempo, in particolare negli ultimi 10 anni.
Le precedenti ricerche, infatti, non avevano indagato la relazione tra tutte le cose pittoresche che volevano studiare ed il dolore (!) dei pazienti. Ebbene, come è possibile trarre delle conclusioni del tipo “siccome abbiamo visto che quando ci muoviamo in questa direzione succede questo e quest’altro, allora questa direzione di movimento è pericolosa per la schiena?” Non ha alcun senso logico. Non bisogna essere né dei geni né dei ricercatori.
Oggi, ripeto per fortuna soprattutto per i pazienti, sappiamo che questi concetti non sono la realtà. La scienza, quella propriamente detta e non Dott. Internet, impone a noi clinici di valutare molto attentamente il paziente che abbiamo di fronte, analizzando fattori di tipo “fisico” (per esempio anche dei movimenti che vengono ripetuti spesso o posizioni prolungate, naturalmente), ma anche il livello di allenamento generale, la condizione di salute, le patologie mediche coesistenti, i fattori legati allo stress, all’ansia o alla paura, i fattori lavorativi o familiari, i fattori ambientali, e così via.
È ovvio, a questo punto, che non è possibile dare un senso, oggi, a tutti i luoghi comuni precedentemente accennati all’inizio dell’articolo.
[Lo scopo di questo articolo non è quello di approfondire le ragioni per cui abbiamo mal di schiena, ne parleremo, ora andiamo verso un argomento un po’ più attuale.]
Quando si parla di mal di schiena, a volte scappa un sorrisino di circostanza e di scetticismo, “ma cosa vuoi che sia un po’ di mal di schiena”.
Dunque, oggi il mal di schiena, o dolore lombare (“low back pain” in inglese), costituisce la quinta (!) ragione di consulto dal proprio medico e si stima che circa il 3% degli accessi alle strutture di emergenza sia dovuto a mal di schiena acuti (appena insorti). Considerando il numero spropositato delle persone che si recano quotidianamente in pronto soccorso, non parliamo proprio di robetta.
Ma andiamo avanti.
Sollevare pesi con la schiena curva è pericoloso?
La domanda, posta così, non ha ovviamente senso.
Sollevare dei pesi, o qualunque altra cosa, piegati in avanti ci fa venire mal di schiena più facilmente rispetto al non farlo da piegati in avanti?
Sollevare dei pesi, o qualunque altra cosa, piegati in avanti ci fa venire un ernia del disco più facilmente rispetto al non farlo da piegati in avanti?
Queste sono domande rispondibili.
E la risposta è: naturalmente no.
In effetti se così fosse, ragionando, dovremmo preoccuparci ogni volta che ci pieghiamo per raccogliere qualcosa o eseguiamo le normali attività di vita quotidiana, anche le più semplici (allacciarsi le scarpe, alzare una scatola da terra, prendere da terra i manubri che dobbiamo usare in palestra per gli esercizi, e così via all’infinito).
Abbiamo dolore tutte le volte che ci pieghiamo? No.
Questione difficile da digerire. Difficile da digerire perché siamo vittime di stereotipi, luoghi comuni (il mal di schiena ne ha da vendere!) che, non si sa bene per quale ragione, si sono fatti strada negli anni ancor meglio del bacino sulla bua della mamma. Effettivamente, non crediamo tanto a quello che è la realtà dei fatti, ma a quello che ci è più comodo credere o che ci risulta più semplice da capire. Ma nel contesto della salute questo non va molto bene.
Quindi questo mal di schiena? È anche nella maggior parte dei casi, vogliate passarmi il termine, un discorso di “allenamento” della nostra schiena. Noiosamente, noi la chiamiamo capacità di carico (gli sportivi, forse, ne avranno sentito parlare). Facciamo qualche esempio:
- Pino il panettiere che sta ore ed ore piegato in avanti a impastare da 30 anni non si lamenta mica del suo mal di schiena. O meglio, se vogliamo, su di lui la regola dello “stare piegati in avanti” è pericoloso, non vale.
- Peppino il pescivendolo che sta ore ed ore piegato in avanti a prendere il pesce da dare ai clienti da 30 anni stesso discorso.
- Chi frequenta palestra da tempo, e che magari ha iniziato ad eseguire il Jefferson Curl (esercizio eseguito con dei pesi in mano dove gradualmente ci sia piega in avanti (!!!) e piano piano si torna su), non è molto convinto che stare piegati con la schiena (e per di più con dei pesi!) sia un problema. Hanno, in effetti, allenato gradualmente la propria schiena anche in quella direzione e che ora possono farlo senza problemi.
- Il sottoscritto che si reca in palestra (e magari non ci va da parecchio tempo) che esegue esercizi che vanno oltre quello che la propria schiena può sopportare non dovrebbe stupirsi del fatto che, anche se 9 volte su 10 non succede nulla, possa venirgli un pizzico di mal di schiena.
Lo stesso discorso vale anche, molto spesso, anche per tutti gli altri movimenti, che siano della schiena, delle braccia o delle gambe.
In ultimo, ma sicuramente non per importanza, a volte non è davvero possibile prevedere l’insorgenza del mal di schiena. È un disturbo estremamente frequente e comune.
Il vero obiettivo è quello di risolverlo velocemente ed evitare che ritorni!
E la postura? Stare seduti? “Sono storto?”
La più grande favola raccontata ai pazienti da una vita. Semplice da comprendere, ma con zero prove a suo favore.
“Stare seduti fa male”: tutti quelli che stanno seduti dovrebbero avere mal di schiena. Non è così.
“Sono storto”: ognuno (!) di noi ha delle imperfezioni (anche anatomiche e reali) che non rispecchiano il David di Michelangelo, eppure non tutti hanno mal di schiena. Infatti, la scienza ci riporta che non c’è nessuna relazione tra una “anomalia” (termine comunque improprio) e il mal di schiena.
La nostra schiena beneficia dal movimento. Questa è l’unica regola e tale movimento deve essere dosato sul paziente che noi professionisti abbiamo di fronte.
Alcuni dei più grandi studiosi di dolore lombare, infatti, affermano con certezza che la nostra schiena soffra l’assenza di movimento, di esercizio, di attività fisica, le posizioni sedute/in piedi/sul fianco/appesi a testa in giù, come volete, ma prolungate.
Dicono: “la miglior postura è la prossima postura, quindi muoviti”. E hanno ragione.
Lasciamo il capitolo con delle domande provocatorie, come sempre, per ragionare. Se la favola della “postura sbagliata” fosse vera, come è possibile che:
- alcune nostre care nonnine, con la classica “gobba” a livello toracico (a volte molto evidente!), non hanno dolore alla schiena?
- i pazienti affetti da scoliosi (l’emblema, se vogliamo, dell’alterazione anatomica e strutturale della schiena) non hanno dolore? Eppure le curve della scoliosi nella maggior parte dei casi si vedono eccome!
- gli sportivi che magari utilizzano prevalentemente un braccio piuttosto che l’altro, come nel tennis per esempio, non hanno tutti mal di schiena? Non è forse vero che è molto probabile trovarsi di fronte a “un lato più grosso e muscoloso” rispetto a uno “meno sviluppato”? Beh una differenza c’è e si vede, ma il mal di schiena non è mica una regola.
E le indagini strumentali?
Ciò che leggo nel referto della mia risonanza magnetica è la causa del mio mal di schiena?
Per quanto possa infastidire la risposta, e cioè “probabilmente si e probabilmente no”, in effetti, così è.
Tutto ciò che emerge alle indagini strumentali (ernia discale, artrosi, discopatia, degenerazione discale, rettilineizzazione delle curve, lieve scoliosi, protrusione discale, estrusione e tanto altro) è estremamente frequente anche nella popolazione asintomatica (senza dolore!).
La risonanza magnetica è molto brava a trovare tutte le cose che non “rispecchiano” la schiena perfetta (che non esiste), ma, molto frequentemente, non ci da nessuna informazione sulla natura dei sintomi che il paziente percepisce e rischia, a volte, di essere solo un costosissimo selfie della nostra schiena.
Non è una regola. Ovviamente, le situazioni in cui la risonanza magnetica (o altro) aiuta anche noi clinici nella gestione di un paziente ci sono (es. ci da informazioni su qualcosa che è davvero coinvolto nella percezione del dolore del paziente). Ma questo non può essere definito a priori!
È questa la ragione per cui affidarsi a un professionista sanitario specializzato in questo ambito è, senza dubbio, la scelta migliore.
Solo un approfondito colloquio, durante il quale il paziente espone tutti i propri sintomi e ciò che comportano, e una valutazione oggettiva (la classica “visita”) possono indirizzarci verso la migliore gestione (e capire, per fare un esempio, se le indagini strumentali ci danno qualche informazione in più rispetto alla gestione del problema).
C’è, ovviamente, una buona notizia!
Il mal di schiena può essere gestito molto bene sia in fase acuta (dal momento di insorgenza fino a poche settimane dopo) sia in fase avanzata (dolore che persiste da un po’) dove, però, bisognerà stringere un po’ di più i denti e non sarà sicuramente così facile come in mal di schiena insorto molto recentemente. La scienza, quella vera, ci fornisce delle chiare risposte agli interrogativi sulla gestione dei pazienti con mal di schiena.
Cari lettori, amici e pazienti, abbiate a cuore la vostra salute e rivolgetevi a chi, davvero, fa tesoro dello studio, della ricerca, della formazione, della pratica clinica e della sicurezza nell’ambito della fisioterapia.
Non infastidirebbe anche voi se il vostro medico dopo avervi auscultato i polmoni vi dicesse che in realtà non è un medico laureato?
Non infastidirebbe anche voi se l’infermiere che si prende cura di voi in realtà non fosse un infermiere laureato?
Non infastidirebbe anche voi se il chirurgo che deve eseguire un intervento estremamente delicato su di voi non fosse un professionista laureato?
La risposta è, ovviamente, scontata.
Ma chiediamoci il perché.
Conclusioni
Il mal di schiena è un disturbo estremamente comune nella popolazione generale e costituisce, oltretutto, una delle più comuni ragioni di richiesta di assistenza sanitaria (medico di medicina generale, medico specialista, fisioterapista), di assenteismo da lavoro e di assunzione di farmaci.
Il mal di schiena, purtroppo, è oggetto di luoghi comuni e leggende da sempre.
Per quanto possa non piacere questo concetto, in effetti, non esiste una regola a priori sulle “cause” e sulle terapie del mal di schiena.
Ciò che emerge alle indagini strumentali (risonanza magnetica, RX, TAC, ecografia) non può essere correlato al dolore che percepiamo a priori. Rivolgersi a un professionista specializzato nella gestione del mal di schiena (es. fisioterapista con specializzazione nei disordini muscoloscheletrici) è la miglior scelta, come raccomandato dalla letteratura scientifica.
La scelta migliore che il paziente che soffre di mal di schiena può fare è, indubbiamente, quella di rivolgersi a un fisioterapista specializzato in questo disturbo che possiede tutti i mezzi per aiutare il paziente a gestire e risolvere il problema.
Valerio Barbari
Dottore in Fisioterapia, OMPT
Orthopaedic Manipulative Physical Therapist
Collaboratore alla didattica Master in Riabilitazione dei Disordini Muscoloscheletrici
Università di Genova (Savona)
Bibliografia
Global, regional, and national incidence, prevalence, and years lived with disability for 354 diseases and injuries for 195 countries and territories, 1990–2017: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2017. GBD 2017. Disease and Injury Incidence and Prevalence Collaborators.
Healthcare (Basel). 2015. The Continuing and Growing Epidemic of Chronic Low Back Pain. Robert J. Gatchel. doi: 10.3390/healthcare3030838
Br J Sports Med. 2012. It’s time for change with the management of non-specific chronic low back pain. O’Sullivan P.
Low back pain: a call for action. Prof Rachelle Buchbinder, Prof Maurits van Tulder, Prof Birgitta Öberg, Lucíola Menezes Costa, Prof Anthony Woolf, Mark Schoene, BS et al.
Low back pain: Applying contemporary pain neuroscience in clinical practice. J. Nijs, L. Voogt, A. Louw.
Clin Exp Rheumatol. 2017. In the spine or in the brain? Recent advances in pain neuroscience applied in the intervention for low back pain. Nijs J, Clark J. et al.